DOMENICA «DELLA DIMORA NELLA CARITÀ» VI del Tempo di Pasqua C

Giovanni 14,23-29; Atti 15,1-2.22-29; Salmo 66; Apocalisse 21,10-14.22-23

 

Quando san Giovanni scriveva il suo Evangelo, era uno dei pochi discepoli ancora viventi che avevano conosciuto il Signore. I primi destinatari del IV Evangelo non si trovavano dunque in una situazione diversa dalla nostra: anch’essi dovevano cercare soltanto nella fede la certezza che il Risorto è presente dovunque nel mondo, ma in un modo del tutto particolare, con una «presenza nell’assenza». Dobbiamo confessare che facciamo molta fatica a vivere questa realtà: più o meno consapevolmente, portiamo sempre dentro di noi il vecchio sogno di un regno visibile e ben localizzabile.

Eppure dovremmo sapere che, ritornando al Padre, il Cristo non ha cessato di agire. La morte non ha interrotto l’azione feconda della sua parola nel mondo, che era appena iniziata. Ma bisognava che egli se ne andasse perché questa parola, liberata da ogni limite di tempo e di luogo, si diffondesse su tutta la terra, si acclimatasse sotto ogni cielo, germogliasse e portasse frutto fuori dal suo terreno d’origine, dovunque trovasse un solco pronto ad accoglierla. Si tratta ormai di una parola vivente, animata dallo Spirito che richiede e stimola la nostra iniziativa e ci spinge, non a ripetere senza stancarci, ma a cercare nuovi significati, a sviluppare implicazioni inedite, che verranno alla luce quanto più faremo riferimento all’Evangelo per giudicare le situazioni, per decidere le nostre scelte, per agire.

Il tempo della presenza nell’assenza dunque, è anche quello della nostra responsabilità: senza irrigidirci su posizioni già acquisite, dobbiamo assumere, nella fede e nella speranza, il rischio di dare risposte coraggiose ai problemi sempre nuovi che la vita ci pone. È un rischio che bisogna correre nello Spirito. La nostra condizione è esaltante e meravigliosa: «Abbiamo deciso, lo Spirito santo e noi…» (At 15,28).

«Senza lo Spirito, non ci sarebbero nella chiesa né pastori né dottori. È lo Spirito che fa gli uni e gli altri. Ancora oggi voi riconoscete qui il suo intervento. In che modo? Se lo Spirito santo non fosse presente in quel povero padre e dottore che io sono, quando poco fa sono salito su questa sacra cattedra e vi ho dato la pace, voi non avreste risposto ad una sola voce: «E con il tuo Spirito». …Le stesse parole voi le ripetete quando io mi accosto a questa sacra mensa. …Prima di toccare le offerte, non comincio sempre con l’implorare su di voi la grazia di Dio? E voi rispondete: «E con il tuo Spirito», ricordando a voi stessi che la persona che vedete davanti a voi conta ben poco, che le offerte deposte sull’altare non sono opera della natura umana, che è la grazia dello Spirito santo, presente ed effusa in mezzo a noi, che compie questo mistico sacrificio. …Se lo Spirito non fosse presente in essa, la Chiesa non sussisterebbe: l’esistenza della Chiesa è dunque un segno evidente della presenza dello Spirito» (S. Giovanni Crisostomo, I Omelia per la Pentecoste).

 

 

Dall’eucologia:

Antifona d’Ingresso Cf Is 48,20

Con voce di giubilo date il grande annunzio,

fatelo giungere ai confini del mondo:

il Signore ha liberato il suo popolo. Alleluia.

 

 

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