Domenica della «PARABOLA DEL SEME E DEL GRANELLINO DI SENAPE», XI del Tempo Ord. B

Marco 4,26-34; Ezechiele 17,22-24; Sal 91; 2 Corinzi 5,6-10

 

 

La parabola odierna ci dice che il regno di Dio progredisce proprio là dove non l’abbiamo nemmeno annunciato; spesso accade tra coloro a cui non prestiamo attenzione e persino dove poniamo degli ostacoli al regno. La parola di Dio è essa stessa all’opera, potente e creatrice. Dio ci affida questa parola come un piccolo seme: se lo lasciamo maturare, è capace di trasformare il mondo. Non è la povertà che conduce la Chiesa alla sconfitta, ma se mai i suoi cedimenti alla tentazione di essere potente. Preoccupati per la rapida diminuzione del numero dei credenti e per il secolarismo crescente di una società che si adatta senza fatica al silenzio di Dio, alcuni cristiani arrivano a rifiutare il mondo contemporaneo che, col suo disprezzo del passato e dei fasti ecclesiastici, ha cessato di meritare le glorie e i miracoli dei secoli della cristianità.

Nella parabola del seme che germoglia da solo e del granellino di senapa, costoro potrebbero trovare una risposta alla loro preoccupazione e al loro scandalo. Nonostante la sua apparente passività, Dio è all’opera nel mondo: il suo regno di salvezza conoscerà un’espansione prodigiosa, del tutto sproporzionata alla modestia degli inizi. Ma la condizione di questa crescita è la morte di Gesù, chicco di frumento gettato nella terra per portare molto frutto: la Chiesa non deve mai dimenticarlo. Non dobbiamo dunque perderci d’animo, ma dobbiamo piuttosto essere capaci di comprendere i cambiamenti che si impongono all’esistenza cristiana. Nella «condizione di diaspora» che ormai le è propria, la Chiesa deve…

 

 

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