DOMENICA «DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE» Anno C

Luca 22,14-23,56; Isaia 50,4-7; Salmo 21; Filippesi 2,6-11

 

Insieme ai figli di Israele, la Chiesa partecipa oggi al trionfo profetico del Cristo, che entra nella città santa di Gerusalemme per passare da questo mondo al Padre. I racconti della passione che si leggono in questa Domenica costituiscono sicuramente il nucleo primitivo degli Evangeli. Intorno a una storia semplice, ma drammatica, si raccolgono preoccupazioni diverse, che influenzano il modo di riferire e di stendere per iscritto gli episodi della passione. Nell’intento di dimostrare che il cristianesimo non ha nulla di un movimento sedizioso o criminale, si mette in evidenza il complotto che conduce alla morte di Gesù, così come l’innocenza del servo, crocifisso per i peccatori. Di fronte al popolo d’Israele, si sottolinea la conformità di questa morte con le Scritture, che appaiono realizzate non solo nell’evento centrale della passione, ma anche nei particolari del suo svolgimento. Ci si preoccupa poi di inquadrare storicamente la crocifissione nella cornice della celebrazione della pasqua giudaica. E infine si cerca di mettere in luce il valore dell’umiltà, della preghiera, della perseveranza e delle sofferenze destinate a perfezionare l’umanità di Gesù, per offrire alla chiesa un esempio e un insegnamento salutare.

Oltre a tutto questo, anche altri elementi della fede si chiariscono ai piedi della croce: il rapporto di Gesù col giudaismo; l’origine, la natura e la missione della Chiesa; il ruolo degli apostoli in generale, e in particolare di Pietro.

I racconti non si riducono quindi a un susseguirsi di episodi. Segnati dalla personalità di ogni Evangelista, presentano un’unica storia, la cui caratteristica dominante è la vittoria di Dio sugli assalti del male, che raggiungono il culmine nella passione di nostro signore Gesù Cristo. Luca è l’Evangelista dell’amore e della misericordia di Dio, ed è in questa luce che racconta la passione. Non sottolinea le colpe dei giudei e dei discepoli: perché cercare delle responsabilità, se il sangue di Gesù espia tutto? Così non dice che i discepoli si addormentano e fuggono; non riporta le imprecazioni del sommo sacerdote, i sarcasmi dei soldati. Non vuol vedere Gesù isolato sulla croce e lo circonda di amici che prendono parte alle sue sofferenze.

La passione è un miracolo continuo di perdono: Pilato appare in questo evangelo più innocente che negli altri; il soldato ferito all’orecchio viene guarito; Gesù volge uno sguardo a Pietro che l’ha tradito; sulla croce, ha parole di perdono per il ladrone, per i giudei schernitori, per il centurione. Persino due nemici come Erode e Pilato si stringono di nuovo la mano, come faranno poi, nella Chiesa, mondo pagano e mondo ebraico. L’amore del Padre si manifesta nel conforto dato al Figlio durante l’agonia. Insomma, per quanto possa essere sconvolgente, la prova cui è sottoposto Gesù è segno della presenza di Dio e strumento del suo amore e del suo perdono.

L’entrata di Gesù in Gerusalemme attraverso il monte degli Ulivi (Zc 14,4) appare come un’investitura regale, che pone le premesse per l’atto di accusa di un processo che si concluderà con una condanna: si è voluto fare re. Gesù è veramente il re della pace, molto più di Salomone. Una pace che non sarà ottenuta con la morte dei nemici, come sempre accade, ma con la morte di colui che l’annuncia.

 

 

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