DOMENICA Letture patristiche «DELLA GUARIGIONE DEL SORDOMUTO», XXIII del Tempo per l’Anno B

Marco 7,31-37; Isaia 35,4-7a; Salmo 145; Giacomo 2,1-5

 

  1. Il sordomuto

 

E gli conducono un sordomuto e lo pregano di imporre su di lui la mano (Mc 7,32).

Il sordomuto è colui che non apre le orecchie per ascoltare la parola di Dio, né apre la bocca per pronunziarla. È necessario perciò che coloro i quali, per lunga abitudine, hanno già appreso a pronunziare e ascoltare le parole divine, siano loro a presentare al Signore, perché li risani, quelli che non possono farlo per l`umana debolezza; così egli potrà salvarli con la grazia che la sua mano trasmette.

Ed egli, traendolo in disparte dalla folla, separatamente mise le sue dita nelle orecchie di lui” (Mc 7,33).

Il primo passo verso la salvezza è che l`infermo, guidato dal Signore, sia portato in disparte, lontano dalla folla. E questo avviene quando, illuminando l`anima di lui prostrata dai peccati con la presenza del suo amore, lo distoglie dal consueto modo di vivere e lo avvia a seguire la strada dei suoi comandamenti. Mette le sue dita nelle orecchie quando, per mezzo dei doni dello Spirito Santo, apre le orecchie del cuore a intendere e accogliere le parole della salvezza. Infatti lo stesso Signore testimonia che lo Spirito Santo è il dito di Dio, quando dice ai giudei: “Se io scaccio i demoni col dito di Dio, i vostri figli con che cosa li scacciano?” (Lc 11,19-20). Spiegando queste parole un altro evangelista dice: “Se io scaccio i demoni con lo Spirito di Dio” (Mt 12,28). Gli stessi maghi d`Egitto furono sconfitti da Mosè in virtù di questo dito, dato che riconobbero: “Qui è il dito di Dio” (Es 8,18-19); infine la legge fu scritta su tavole di pietra (cf. Es 31,18); in quanto, per mezzo del dono dello Spirito Santo, siamo protetti dalle insidie degli uomini e degli spiriti maligni, e veniamo istruiti nella conoscenza della volontà divina. Ebbene, le dita di Dio messe nelle orecchie dell`infermo che doveva essere risanato, sono i doni dello Spirito Santo, che apre i cuori che si erano allontanati dalla via della verità all`apprendimento della scienza della salvezza…

E levati gli occhi al cielo, emise un gemito e pronunciò: «Effata», cioè «apriti»” (Mc 7,34).

Ha levato gli occhi al cielo per insegnare che dobbiamo prendere da lì la medicina che dà la voce ai muti, l`udito ai sordi e cura tutte le altre infermità. Ha emesso un gemito non perché abbia bisogno di gemere per chiedere qualcosa al Padre colui che in unità col Padre dona ogni cosa a coloro che chiedono, ma per presentarsi a noi come modello di sofferenza quando dobbiamo invocare l`aiuto della divina pietà per i nostri errori oppure per le colpe del nostro prossimo.

E subito si aprirono le orecchie di lui e subito si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente” (Mc 7,35).

In questa circostanza sono chiaramente distinte le due nature dell`unico e solo Mediatore tra Dio e gli uomini…

(Beda il Vener., In Evang. Marc., 2, 7, 32-37)

 

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