Lectio divina della Domenica «DEL PASTORE BUONO», IV di Pasqua, Anno B

Domenica «DEL PASTORE BUONO», IV di Pasqua, Anno B

Gv 10,11-18; At 4,8-12; Sal 117; 1 Gv 3,1-2

Guidati e illuminati dalla liturgia pasquale, continuiamo a penetrare le «insondabili ricchezze» del mistero di Cristo. In questa Domenica ciò che la parabola del buon pastore vuole mettere in luce è la dedizione del pastore e non la docilità delle pecore, docilità che può evocare passività e conformismo. Gesù non ci invita a rinunciare alle nostre responsabilità né ad una confidenza cieca.

«Io sono il buon pastore» – dice Gesù – colui che merita di esserlo, in opposizione a tutti coloro che solennemente si proclamano guide dei popoli e che cercano invece potere e successo.

Cristo non è il capo che agita le folle. Egli propone a ciascuno quell’intimità unica che unisce lui, il Figlio, al Padre. Egli non adula la buona coscienza del piccolo gregge fedele, volentieri sprezzante delle pecore malate, o condiscendente verso quelle che non appartengono allo stesso pascolo: «Ho ancora altre pecore che non sono di questo ovile…».

Gesù stesso ci indica il segno da cui possiamo riconoscere il vero pastore: il dono della vita. Ma non nel modo sempre un po’ disperato in cui gli uomini migliori danno la loro vita…

 

 

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