Lectio divina della Domenica della Resurrezione del Signore, Anno B

Gv 20,1-9; Atti 10,34.37-43; Salmo 117; Col 3,1-4 opp. 1 Cor 5,6-8

Alleluia, Alleluia

«Questo è il giorno che ha fatto il Signore:

rallegriamoci ed esultiamo». (Antif. Salmo resp.)

Alleluia, Alleluia

L’assemblea del giorno di Pasqua esplode nel canto dell’alleluia e si raduna sotto il segno dell’esultanza. Ed è come se in questa esultanza si dessero convegno, realizzandosi, tutte le speranze messianiche del popolo di Dio. La molteplicità della scelta dell’evangelo (Gv 20,1-9, oppure, se di sera, Lc 24,13-35, o anche la semplice ripetizione dell’Evangelo della Notte santa) mostra che le ricchezze incalcolabili della Resurrezione si presentano in una virtualità sconfinata. Ancora una volta si deve riflettere su questo momento celebrativo, poiché ogni altro momento, in specie la Domenica, dovrebbe poter esprimere tanta ricchezza, tanta vita, tanta gioia, come finora si è insistito.

Noi siamo entrati nel “grande giorno del Signore”, viviamo, ci muoviamo nella sua luce. E questo non significa che siamo usciti dal tempo e dallo spazio della realtà terrestre, ma anzi che abbiamo trovato il punto giusto di inserimento in essa. L’era nuova iniziata con la risurrezione di Cristo combacia con la presente; ma anche la supera e la porta al suo pieno compimento.

Entrare nel «giorno del Signore» non è quindi raggiungere una fase statica, di riposo, ma inserirsi nel dinamismo che scaturisce dalla vita del risorto. Accogliendoci nel suo giorno…

 

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