Lectio divina DOMENICA «DI LAZZARO E DEL RICCO EPULONE», XXVI del Tempo per l’Anno C

Lc 16,19-31; Am 6,1a.4-7 (leggi 6,1-7); Sal 145; 1 Tm 6,11-16 (leggi 6,11-21)

 

Ancora sulla povertà e la ricchezza che continuano sempre a fare problema. Le interpretazioni e le soluzioni sono molte. C’è chi collega povertà e ricchezza alla «fortuna» e al caso. Chi vede nella povertà il segno della incapacità e del disordine morale e nella ricchezza il segno e il premio dell’intelligenza e della virtù. Per altri è proprio il contrario: chi è onesto non si arricchisce, perché per diventare ricchi non bisogna avere troppi scrupoli di coscienza. Ricchezza coincide con sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo: il ricco è un ladro, disposto a tutto per difendere il suo privilegio. Nasce il disordine costituito, la società violenta. Nascono i problemi:

  1. come fare giustizia?
  2. come dividere giustamente i beni della terra e i frutti del lavoro dell’uomo?
  3. come cambiare l’ordine delle cose?

Nella Bibbia troviamo una duplice «lettura» della povertà e della ricchezza:

  1. da una parte la povertà è scandalo, un male da togliere, un male che è quasi la cristallizzazione del peccato;
  2. dall’altra nella ricchezza c’è il segno della benedizione di Dio. L’amico di Dio è l’uomo dotato di ogni bene. Il povero è colui nel quale si specchia il disordine del mondo…

 

 

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