Lectio divina e Letture patristiche Domenica «DELLA CORREZIONE FRATERNA», XXIII del Tempo Ordinario A

Mt 18,15-20; Ez 33,7-9; Sal 94; Rm 13,8-10

 

  1. Il numero determinato non limita il perdono, anzi lo estende.

Ogni volta che ci vengono spiegate le parole del Signore, la vostra mente sia attenta, l’animo docile, perché l’intelletto possa penetrare il segreto della scienza divina. Ascoltiamo perché il Signore abbia oggi incominciato così: «State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli» (Lc 17,3). O uomo perdona, Dio te lo ordina, perdona i peccati. Sappi sopportare le offese e perdona i peccati commessi contro di te. Non perderai così l’impronta della potenza divina che è in te. Tutto ciò che tu non avrai perdonato a un altro, lo avrai rifiutato a te stesso.

Rimprovera come giudice, ma perdona come fratello; perché la carità quando è congiunta alla libertà, e la libertà alla carità, scaccia il timore e conforta il fratello: quando questi offende, è agitato, è in preda all’ira, è fuori di sé, ha perduto ogni sentimento umano. Chi non lo soccorre pietosamente, chi non lo assiste pazientemente e non lo guarisce col perdono, a sua volta è privo di senno, è malato, infermo, non ha cuore e dimostra di essere incapace di bontà. Se il fratello è fuori di sé, attribuiscilo a malattia. Se cerchi di aiutarlo fraternamente attribuendo ciò che fa alla sua agitazione, non gli imputerai la sua colpa e saggiamente l’attribuirai all’infermità; al fratello invece darai il perdono. In questo modo la sua salvezza sarà per te motivo di onore e il suo perdono ti procurerà il premio. «Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli». Perdona a chi pecca, perdona a chi si pente, affinché, quando peccherai tu, il perdono non ti venga donato gratuitamente, ma come ricompensa. Il perdono, sempre causa di gioia, è ancor più gradito quando ci è dovuto. Colui che perdonando per primo si..

 

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