Lectiones divinae della PRESENTAZIONE DEL SIGNORE AL TEMPIO e “DOMENICA DELLE BEATITUDINI”, IV del TO A

Luca 2,22-40; Malachia 3,1-4 Salmo 23; Ebrei 2,14-18

 

 

Per la Chiesa di Gerusalemme, la data scelta per la festa della presentazione fu da principio il 15 febbraio, 40 giorni dopo la nascita di Gesù, che allora l’Oriente celebrava il 6 gennaio, in conformità alla legge ebraica che imponeva questo spazio di tempo tra la nascita di un bambino e la purificazione di sua madre. Quando la festa, nei secoli VI e VII, si estese in Occidente, fu anticipata al 2 febbraio, perché la nascita di Gesù era celebrata al 25 dicembre

La presentazione di Gesù al Tempio è più un mistero doloroso che gaudioso. Maria «presenta» a Dio il figlio Gesù, glielo «offre». Ora, ogni offerta è una rinuncia. Comincia il mistero della sofferenza di Maria, che raggiungerà il culmine ai piedi della croce. La croce è la spada che trapasserà la sua anima. Ogni primogenito ebreo era il segno permanente e il memoriale quotidiano della «liberazione» dalla grande schiavitù: i primogeniti in Egitto erano stati risparmiati. Gesù, però, il Primogenito per eccellenza, non sarà «risparmiato», ma col suo sangue porterà la nuova e definitiva liberazione. Il gesto di Maria che «offre» si traduce in gesto liturgico in ogni nostra Eucaristia. Quando il pane e il vino – frutti della terra e del lavoro dell’uomo – ci vengono ridonati come Corpo e Sangue di Cristo, anche noi siamo nella pace del Signore, poiché contempliamo la sua salvezza e viviamo nell’attesa della sua «venuta».

 

Dall’eucologia:

Antifona d’Ingresso Sal 47,10-11

Abbiamo accolto, o Dio,

la tua misericordia in mezzo al tuo tempio.

Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode

si estende ai confini della terra:

di giustizia è piena la tua destra.

 

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DOMENICA «DELLE BEATITUDINI», IV del Tempo per l’Anno A

 

Matteo 5,1-12; Sofonia 2,3; 3,12-13; Salmo 145; 1 Corinti 1,26-31

 

 

Un discorso rivoluzionario l’Evangelo delle Beatitudini che domina la liturgia della Parola di questa domenica. Il discorso è davvero un capovolgimento di quelli che tradizionalmente erano ritenuti valori. Gli Ebrei coltivavano la convinzione che la prosperità materiale, il successo, fossero segni della benedizione di Dio, e segno di maledizione la povertà e la sterilità. Gesù denuncia l’ambiguità di una rappresentazione terrena della beatitudine. Ormai i beati non sono più i ricchi di questo mondo, i sazi, gli adulati, ma coloro che hanno fame e che piangono, i poveri e i perseguitati. È la nuova logica, quella che esprime Maria, la beata per eccellenza: «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili: ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi» (Lc 1,52-53).

 

Dall’eucologia:

Antifona d’Ingresso Sal 105,47

Salvaci, Signore Dio nostro,

e raccoglici da tutti i popoli,

perché proclamiamo il tuo santo nome

e ci gloriamo della tua lode.

L’antifona d’ingresso è dal Sal 105,47, SI. Con due epiclesi, l’Orante a nome dell’intera comunità chiede che il Signore, Dio dell’alleanza, salvi il popolo suo, e nella situazione di dispersione e d’esilio raduni i suoi fedeli di tra i pagani (Dt 30,3; Sal 106,2), fatto a cui il Signore si è impegnato se il suo popolo si converte. Solo allora questo…

 

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