Letture patristiche della Domenica «DELLA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE»,II di Quaresima B

Mc 9,2-10; Gen 22,l-2.9a.l0-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31b-34

 

  1. La Trasfigurazione, manifestazione del «Figlio diletto»

 

Per gli apostoli, che invero avevano bisogno di essere rafforzati nella fede e di essere iniziati alla conoscenza di ogni cosa, da quel miracolo scaturisce un altro insegnamento. In effetti, Mosè ed Elia, ossia la Legge e i Profeti, apparvero intrattenendosi con il Signore: ciò affinché si compisse perfettamente, attraverso la presenza di cinque persone, quanto è scritto: “Ogni parola è certa, se pronunciata in presenza di due o tre testimoni” (Dt 19,15; Mt 18,16). Per proclamarla, la duplice tromba dell`Antico e del Nuovo Testamento risuona in pieno accordo e tutto ciò che serviva a darle testimonianza nei tempi antichi si ricongiunge con l`insegnamento dell’Evangelo!

Le pagine dell`una e dell`altra Alleanza, infatti, si confermano vicendevolmente, e colui che gli antichi simboli avevano promesso sotto il velo dei misteri, lo sfolgorio della sua gloria presente lo mostra manifesto e certo: come afferma san Giovanni “La legge fu data da Mosè, ma la grazia e la verità ci sono venute da Gesù Cristo” (Gv 1,17), nel quale si sono compiuti tanto le promesse delle figure profetiche, tanto il significato dei precetti della Legge; infatti, con la sua presenza, egli insegna la verità della profezia, e, con la sua grazia, rende possibile la pratica dei comandamenti.

Animato dalla rivelazione dei misteri e preso dal disprezzo e dal disgusto delle terrene cose, l`apostolo Pietro era come rapito in estasi nel desiderio di quelle eterne, e, ripieno del gaudio di tutta quella visione, desiderava abitare con Gesù là dove la di lui gloria si era manifestata, costituendo la sua gioia. Ecco perché disse: “Signore, è bello per noi stare qui; se vuoi, facciamo qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Mt 17,4). Ma il Signore non rispose a tale suggerimento, certo non per mostrare che quel desiderio era cattivo, bensì per significare che…

(Leone Magno, Sermo 38, 4-8)