Letture patristiche della DOMENICA «DELL’AGNELLO DI DIO», II del Tempo per l’Anno A

Giovanni 1,29-34; Isaia 49,3.5-6; Salmo 39; 1 Corinzi 1,1-3

 

 

  1. L’Agnello, la vittima immacolata, è condotto a morte per tutti noi

 

Dobbiamo spiegare chi sia colui che si sta avvicinando e per quali motivi sia sceso dal cielo in mezzo a noi. «Ecco», esclama l’evangelista, «l’Agnello di Dio» che il profeta Isaia ci predisse dicendo: «Come agnello condotto al ma­cello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori» (Is 53,7). Un tempo lo prefigurò la legge di Mose. Ma allora salvava in parte, non effondeva su tutti la sua misericordia: era tipo e figura; ora invece quell’Agnello, un tempo prefi­gurato simbolicamente, viene condotto come vittima immacolata a essere ucciso per tutti, onde togliere il peccato dal mondo, abbattere colui che aveva portato la rovina sulla terra, distruggere la morte morendo per tutti, riscattando così gli uomini dalla maledizione e facendo cessare finalmente quel «polvere tu sei e in polvere tornerai!» (Gen 3,19).

Volle diventare quel secondo Adamo, non di terra ma dal cielo (cfr. 1 Cor 15,47), per essere il principio di ogni bene della natura umana: salvatore dalla rovina, mediatore della vita eterna, causa del ritorno a Dio, principio di pietà e di giustizia, via al regno dei cieli.

Un solo agnello è morto per tutti, salvando tutto il gregge umano per riportarlo al Padre; uno per tutti, per sottomettere tutti a Dio: uno per tutti per salvare tutti, «perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro» (2 Cor 5,15).

Eravamo immersi in molti peccati e perciò soggetti alla morte e alla corruzione; perciò il Padre…

(Dal «Commento sul vangelo di Giovanni» di san Cirillo d’Alessandria, vescovo)

 

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