Letture patristiche della Domenica di «Pentecoste», A

Gv 20,19-23; At 2,1-11; Sal 103; 1 Cor 12,3b-7.12-13

 

DISCORSO 270 PENTECOSTE

di sant’Agostino, vescovo (PL 38,1237-1245)

 

Introduzione.

1. Celebriamo con grande solennità questo giorno santificato dalla discesa dello Spirito Santo. Tale solennità così lieta e cara ci spinge a parlarvi, alquanto di questo dono di Dio, di questa grazia di Dio, della ricchezza della sua misericordia verso di noi, cioè dello Spirito Santo. Parliamo a voi come a condiscepoli alla stessa scuola del Signore. Abbiamo infatti un unico Maestro, nel quale tutti siamo una cosa sola 1. Egli, affinché non ci venga la tentazione di insuperbirci per la nostra funzione di maestro, ci ammonisce dicendo: Non fatevi chiamare “Rabbi” dagli uomini; uno solo infatti è il vostro maestro, il Cristo 2. Sotto questo maestro, la cui cattedra è il cielo è per mezzo delle sue Scritture che dobbiamo essere formati fate dunque attenzione a quelle poche cose che vi dirò. Me lo conceda colui che mi comanda di parlare. Chi di voi sapeva già queste cose, le ripensi; chi di voi le ignorava le accolga. Spesso l’animo santamente curioso viene sollecitato, purché alla fragilità e debolezza umana venga concesso di scrutare cose sublimi come queste. Ma sì che viene concesso. Ciò che nelle sacre Scritture è nascosto, non è chiuso per essere negato, ma anzi perché…

 

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