Letture patristiche della Domenica «di S. Tommaso», II di Pasqua, Anno B

Gv 20,19-31; At 4,32-35; Sal 117; 1 Gv 5,1-6

 

DISCORSO 375/C TENUTO NEL QUINTO GIORNO DOPO LA SANTA PASQUA DA SANT’AGOSTINO VESCOVO

(Patrologiae Latinae Supplementum 2, 489-494)

 

Incredulità di Tommaso.

1. La lettura odierna del santo Evangelo ha parlato ancora una volta della manifestazione del Signore ai suoi fedeli, gli Apostoli di Cristo, lo mostra mentre convince il discepolo incredulo. Uno dei dodici discepoli infatti, l’apostolo Tommaso, non aveva accordato fiducia non solo alle donne, ma neppure agli uomini che avevano annunziato la risurrezione di Cristo Signore. E tuttavia egli era un Apostolo che sarebbe stato mandato a predicare il Vangelo. Quando in seguito cominciò a predicare Cristo, come poteva pretendere che a lui si credesse su ciò che egli stesso non aveva creduto? Credo che arrossisse di sé quando esortava gli increduli. Gli avevano detto i suoi compagni, quelli che erano Apostoli insieme con lui: Abbiamo visto il Signore. Ed egli aveva risposto: Se non avrò messo le mie mani sul suo costato e il dito nelle piaghe dei chiodi, non crederò 1. Toccare voleva, a garanzia della sua fede. Ma se il Signore era venuto per essere toccato, come mai disse alla Maddalena, in quel brano che possiamo leggere poco sopra: Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre 2?…

 

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