Letture patristiche Domenica “DEI 10 LEBBROSI”, XXVIII Tempo Ord. C

 Luca 17,11-19; 2Re 5,14-17; Sal 97; 2 Timoteo 2,8-13

 

 

  1. Grande è la virtù della fede

 

«Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea: entrando in un villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi» (Lc 17,11-12). Cosa possono rappresentare i dieci lebbrosi se non tutti i peccatori? Tutti gli uomini infatti alla venuta di Cristo erano lebbrosi nell’anima. Non tutti nel corpo. Certo è molto peggiore la lebbra dell’anima che quella del corpo. Ma consideriamo ciò che segue: essi si fermarono a distanza e «alzarono la voce dicendo: Gesù, maestro, abbi pietà di noi!» (Lc 17, 13). Restavano a una certa distanza, perché in tali condizioni, questi uomini non osavano avvicinarsi. Anche noi stiamo a distanza quando ci ostiniamo nel peccato. Se vogliamo essere guariti e risanati dalla lebbra dei nostri peccati gridiamo a gran voce e diciamo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!».

Non gridiamo però con la bocca, ma col cuore. La voce del cuore è più forte. Il grido del cuore trapassa i cieli e giunge fino all’eccelso trono di Dio.

«Appena li vide Gesù disse: Andate a presentarvi ai sacerdoti» (Lc 17,14). Lo sguardo di Dio è misericordia. Li vede e subito ne ha compassione; ordina loro di andare dai sacerdoti non perché li guariscano, ma perché ne constatino la guarigione.

«E mentre essi andavano, furono sanati» (Lc 17,14) Ascoltino ciò i peccatori e ne penetrino diligentemente i1 significato. È facile per il Signore rimettere i peccati. Spesso infatti vengono perdonate le colpe al peccatore prima che egli giunga dal sacerdote. Infatti, quando uno si pente, nello stesso istante è guarito. In qualunque momento il peccatore si convertirà, vivrà e non morrà. Però consideri bene come si debba convertire.

Ascolta ciò che dice il Signore: «Ritornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti» (Gl 2,12). Chi si converte si converta dunque nel profondo del cuore, perché Dio non disprezza un cuore pentito e umiliato.

«Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano» (Lc 17,15-16). In esso sono rappresentati tutti coloro che, dopo essere stati purificati dall’acqua del battesimo o guariti per mezzo della penitenza, ormai non seguono più il demonio, ma si sforzano di conformarsi al Cristo, lo seguono, lo glorificano, lo adorano, lo ringraziano e restano al suo servizio.

«E gli disse Gesù: Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato» (Lc 17,19). È grande dunque la potenza della fede, senza la quale, come dice l’Apostolo, «è impossibile essergli graditi» (Eb 11,6); «Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia» (Gal 3,6). La fede dunque salva, la fede giustifica, la fede guarisce l’uomo nell’anima e nel corpo.

(San Bruno di Segni, vescovo, Commento su Luca Parte 2,40)