Letture patristiche DOMENICA «DEI FARISEI E DELLA TRADIZIONE», XXII del Tempo per l’Anno B

Marco 7,1-8a.14-15.21.23; Deuteronomio 4,1-2.6-8; Salmo 14; Giacomo 1,17-18.21b-22.27

 

 

  1. L`esteriorità inquina l`uomo

 

E si radunarono presso di lui i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme. I quali avendo visto alcuni dei discepoli di lui che mangiavano il pane con mani impure, cioè non lavate, li rimproverarono (Mc 7,1-2). Quanto è giusta quella lode che rivolge al Padre il Signore dicendo: “Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai saggi e le hai rivelate ai piccoli!” (Mt 11,25). Gli uomini della terra di Gennesaret, che erano considerati uomini ignoranti, non soltanto personalmente accorrono dal Signore, ma portano con sé i loro infermi, anzi li trasportano sulle lettighe, affinché possa capitare loro almeno di toccare la frangia del suo vestito ed essere salvati: per questo ottengono subito la meritata ricompensa della salvezza che avevano desiderata. Al contrario, i farisei e gli scribi, che dovevano essere maestri del popolo, accorrono dal Signore non per ascoltare la sua parola, non per ottenere la guarigione, ma soltanto per sollevare questioni e contrasti. Rimproverano i discepoli di non aver lavate le mani del corpo, benché non riuscissero a trovare nelle loro opere, compiute con le mani o con le altre membra del corpo, alcuna impurità; avrebbero fatto meglio a incolpare sé stessi, che pur avendo le mani ben lavate con l`acqua, recavano la coscienza insozzata dall`invidia. I farisei infatti e tutti i giudei, attaccati alla tradizione degli antichi, non mangiano se non si sono accuratamente lavate le mani, e non prendono cibo, di ritorno dal mercato, se non si sono prima purificati (cf. Mc 7,3-4). È una superstiziosa tradizione quella di lavarsi ripetutamente, dopo essersi già lavati, per mangiare il pane, e non prendere cibo di ritorno dal mercato senza essersi prima purificati.

Ma è necessario l`insegnamento della verità, secondo il quale coloro che desiderano aver parte al…