Letture patristiche Domenica «DEI SADDUCEI E LA RESURREZIONE», XXXII Tempo Ord. C

Lc 20,27-38 (leggi 20,27-40); 2 Mac 7,1-2.9-14 (7,1-42); Sal 16; 2 Ts 2,16-3,5 (2,13-3,5)

Cristo volle salvare tutto ciò che andava in rovina

Fratelli, ravviviamo la nostra fede in Gesù Cristo, vero Dio, giudice dei vivi e dei morti, e rendiamoci consapevoli dell’estrema importanza della nostra salvezza. Se noi svalutiamo queste grandi realtà facciamo male e scandalizziamo quelli che ci sentono e mostriamo di non conoscere la nostra vocazione né chi ci abbia chiamati né per qual fine lo abbia fatto e neppure quante sofferenze Gesù Cristo abbia sostenuto per noi. E quale contraccambio potremo noi dargli o quale frutto degno di quello che egli stesso diede a noi? E di quanti benefici non gli siamo noi debitori? Egli ci ha donato l’esistenza, ci ha chiamati figli proprio come un padre, ci ha salvati mentre andavamo in rovina. Quale lode dunque, quale contraccambio potremo dargli per ricompensarlo di quanto abbiamo ricevuto? Noi eravamo fuorviati di mente, adoravamo pietre e legno, oro, argento e rame lavorato dall’uomo. Tutta la nostra vita non era che morte! Ma mentre eravamo avvolti dalle tenebre…

Dall’«Omelia» di un autore del II sec. (Capp. 1, 1 – 2, 7; Funk, 1, 145-149)

 

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