Letture patristiche DOMENICA «DEL COMANDAMENTO NUOVO», V del Tempo di Pasqua C

Giovanni 13,31-33a.34-35; Atti 14,21b-27; Salmo 144; Apocalisse 21,l-5a

 

OMELIA 63 di sant’Agostino, vescovo

Ora è stato glorificato il Figlio dell’uomo.

 

 

Dobbiamo cercare di capire, perché queste parole contengono qualcosa di grande. Giuda esce e Gesù è glorificato.

[Cerchiamo per trovare, e cerchiamo ancora dopo aver trovato.]

Rendiamo più attento e penetrante lo sguardo dell’anima e impegniamoci a cercare Dio col suo aiuto. Una voce del cantico divino dice: Cercate Dio, e l’anima vostra vivrà (Sal 68, 33). Cerchiamolo per trovarlo, e cerchiamolo ancora dopo averlo trovato. Per trovarlo bisogna cercarlo, perché è nascosto; e dopo averlo trovato, dobbiamo cercarlo ancora, perché è immenso. È per questo che il Salmista aggiunge: Cercate sempre la sua faccia (Sal 104, 4). Egli sazia chi lo cerca per quel tanto che lo possiede; e rende più capace, chi lo trova, di cercarlo ancora per riempirsi maggiormente di lui, con la sua accresciuta capacità di possederlo. Quindi non è stato detto: Cercate sempre la sua faccia, nel senso che si dice di taluni: son sempre dietro ad istruirsi e non arrivano mai alla conoscenza della verità (2 Tim 3, 7), ma piuttosto in quest’altro senso: Quando un uomo ha finito, è allora che comincia (Sir 18, 6); finché giungeremo a quella vita dove saremo ricolmati in modo da non dover più accrescere la nostra capacità, perché saremo così perfetti da non poter più progredire. Allora ci sarà mostrato quanto ci basterà. Qui in terra, invece, dobbiamo cercare sempre; il risultato della nostra scoperta non segni mai la fine della nostra ricerca. Non sarà sempre così, ma soltanto finché saremo quaggiù: diciamo tuttavia che qui in terra bisogna sempre cercare, e nessuno pensi che ci potrà essere un momento in cui si possa smettere di cercare.

Coloro dei quali l’Apostolo dice che son sempre dietro ad istruirsi senza mai arrivare alla conoscenza della verità, è su questa terra che non finiscono mai di imparare; perché quando saranno usciti da questa vita, non staranno più ad imparare, ma riceveranno la ricompensa del loro errore. L’Apostolo dice: son sempre dietro ad istruirsi senza mai arrivare alla conoscenza della verità, come a dire: camminano sempre, ma non raggiungono mai la meta ove son diretti. Noi invece camminiamo sempre su questa via, finché non perverremo là dove questa via conduce; non fermiamoci mai su tale via finché non ci avrà fatti arrivare là dove resteremo. E così, cercando, avanziamo; trovando raggiungiamo una tappa; cercando e trovando perverremo alla meta, e là finalmente avrà termine la ricerca, dove la perfezione non avrà più bisogno di progredire. Possa questo preambolo, o carissimi, richiamare l’attenzione della vostra Carità su questo discorso che il Signore tenne ai suoi discepoli prima della passione. È profondo, e se dovrà faticare molto chi espone, non potrà essere disattento chi ascolta.