«NATALE DEL SIGNORE NELLA CARNE. PASQUA», Natale 2021

Lc 2,1-14; Is 9,1-3.5-6; Sal 95¸ Tt 2,11-14

 

La festa del Natale è patrimonio comune dei cristiani delle diverse denominazioni dei loro riti e delle loro tradizioni teologiche, liturgiche, iconografiche e popolari. Molto sentita a livello popolare, la solennità corre sempre più il pericolo di perdere il suo senso forte per diventare occasione di festeggiamenti solo esteriori, pretesto per addobbi e scambio di regali.

La Chiesa, madre vigile e maestra, da sempre viene in aiuto ai suoi figli affinché aprano il loro cuore e la loro memoria alla dimensione spirituale e teologica di un evento di cui essi stessi sono beneficiari e di cui sono chiamati ad essere anche attori. Il cibo solido che la Chiesa imbandisce sull’unica, ricca e splendida mensa, per un sano ed efficace nutrimento è la sua liturgia. Sorta in Occidente, a Roma da circa la metà del IV secolo, accettata dall’Oriente con grande solennità alla fine del medesimo secolo e pazientemente costruita attraverso i secoli dai Padri, la liturgia del Natale celebra fin dall’inizio il Signore Risorto nello Spirito Santo, contemplato mentre nasce. Il Natale è dunque festa che emana la luce e la gioia e l’efficacia della Resurrezione. Testimonianze che sostengono queste affermazioni sono le lunghe spiegazioni dei Padri, la voce perenne della Tradizione a cui si rimanda; si legga ad es. S. Gregorio il Teologo (o Nazianzeno, + c. 390) per l’Oriente e S. Leone Magno (+ 461) per l’Occidente.

Qui brevemente ricordiamo l’antico Cronografo romano, calendario liturgico della metà del IV sec., con la rubrica : «Natale del Signore nella carne. Pasqua».

Dell’abbondante mensa liturgica ricordiamo alcune vivande importanti:

  1. i testi biblici, quelli contenuti nei lezionari delle diverse Chiese;
  2. i testi patristici, contenuti nei libri liturgici il più delle volte in bellissimi versi;
  • le icone, che con la loro bellezza rallegrano il cuore e la mente dei fedeli, secondo una felice espressione di Giovanni Damasceno: «Io non sono in possesso di libri, non ho tempo per leggere; soffocato dai pensieri come da spine, mi reco nel comune luogo di cura delle anime, nella chiesa: lo splendore della pittura mi attira a guardare, come un prato essa mi rallegra la vista e insensibilmente infonde nell’anima la gloria di Dio».

Di questi cibi succulenti nelle nostre chiese, tranne in poche lodevoli situazioni, i cristiani battezzati non sono invitati a cibarsi, mentre viene loro invece imbandita una mensa di cibi insipidi: una cena fredda, da consumarsi rapidamente e in piedi!

Prenderemo qui soltanto e in rapida visione la singolare ricchezza biblica del lezionario che regala quattro ufficiature, rispettivamente per la Divina Liturgia della Vigilia, della Notte, dell’Aurora e del Giorno.

 

 

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