Gv 4,5-42 (leggi 4,1-42); Es 17,3-7 (leggi 17,1-7); Sal 94; Rm 5,1-2.5-8
«Mentre il Misericordioso stava vicino al pozzo, una samaritana si mise la brocca sulle spalle e andò ad attingere acqua, uscendo da Sicàr, la sua città. Come non dire beata la partenza e beato il ritorno di quella donna? Uscì nella sua impurità, e ritornò senza macchia, figura della chiesa. Abituata ad attingere alla vita come una spugna, uscì portando la sua brocca, e ritornò portando Dio. Chi non dirà beata questa donna? O piuttosto, chi non venererà colei che è venuta dalle nazioni? Figura della chiesa, infatti, essa riceve gioia e redenzione».
(Romano il Melode, Inni, XIX, 4-5)
Piccola nota necessaria:
La citazione introduttiva con le parole di San Romano il Melode conferma la nostra scelta delle letture del ciclo A per le Domeniche III, IV e V della Quaresima. Ora diamo le motivazioni pur consapevoli di ripetere cose già dette in altre occasioni. «Alla Resurrezione rispondono le celebrazioni di tutto l’anno. Anzitutto le Domeniche, poi i cicli festivi, poi le feste, poi le ferie. La Quaresima prepara alla Resurrezione, ma solo come tempo che almeno nell’intenzione vi introduce. Come contenuti, invece, essa celebra la Resurrezione sotto il titolo di una diversa intensità, quella dei fedeli e quella dei catecumeni. In specie nelle sue Domeniche. La Quaresima, almeno da quando se ne ha notizia, proviene da un’ideologia derivata da preoccupazioni pastorali, in base a cui con opportune pratiche di preghiera, di penitenza e di digiuno si tendeva a irrobustire i fedeli nella fede, a riconciliare i penitenti e a preparare i catecumeni all’Iniziazione. Perciò assunse un significato singolare, ideologico, solenne, per tutti. È stato sempre un tempo forte, che ha anche indebolito gli altri tempi e momenti dell’anno.
Il Concilio Vaticano II per questo ha ritenuto di dare opportune prescrizioni sul modo migliore di celebrare la Quaresima:
- essa ha duplice indole, fare memoria del battesimo per i fedeli, con particolare intensità, e per questo occorrono la conversione del cuore, l’ascolto attento della Parola, la preghiera, il digiuno. E d’altra parte, essa prepara i catecumeni alla Notte santa (SC 109);
- si deve celebrare la Quaresima in duplice modo. Essa deve essere non solo interna e personale, come giustamente deve essere, benché non in modo esclusivo, con eccessi di individualismo devoto, come fu nei secoli, ma deve essere anche esterna e sociale, quindi con degne opere di conversione e di riconciliazione (SC 110).
Se ne ricava un quadro preciso. Per i fedeli, la Quaresima si svolge per la linea continua della mistagogia domenicale. Per i catecumeni, per la linea catechetica, anch’essa continua, anzi in crescendo. Le due linee, connesse per il fatto che tutti i fedeli dovrebbero prendere parte alla preparazione dei fratelli catecumeni, debbono tuttavia essere distinte, e di necessità, stante la situazione del tutto diversa dei fedeli già battezzati rispetto ai catecumeni ancora da battezzare. Di questo si è già parlato a proposito della mistagogia…
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