DOMENICA «DELLA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE», II di Quaresima C

Luca 9,28b-36; Genesi 15,5-12.17-18; Salmo 26; Filippesi 3,17-4,1

 

 

Mostra il tuo volto, Signore! Questa preghiera nessun ebreo ha osato formularla, per paura di morire. Due profeti tuttavia hanno corso questo rischio: Mosè ed Elia. Ma non hanno visto Dio, dice la Bibbia, se non di spalle, in un “rumore di silenzio sottile” (trad. letterale). La loro domanda non ha mai perduto la sua attualità; essi la formulano incessantemente per noi, ma al momento di venire esauditi, scoprono che il Dio da essi cercato è un uomo che sta per morire. Il vero volto di Dio si rivela nella morte di suo Figlio; è una rivelazione amara per il popolo ebraico e per ciascuno dei suoi più illustri rappresentanti, compreso Pietro: segno che Dio non s’identifica con nessun progetto o ritratto che l’uomo fa a suo riguardo.

Nella liturgia della Quaresima, il racconto della trasfigurazione assume tutto il suo significato, dopo la rievocazione delle tentazioni di Gesù nel deserto. Nell’Evangelo di Luca, infatti, l’insieme degli episodi della confessione di Pietro, del primo annuncio della passione e della trasfigurazione, rappresenta una tappa della «salita» a Gerusalemme, dove il ministero di Gesù toccherà il culmine, come suggerisce l’ultima tentazione, che Luca colloca sul pinnacolo del tempio. Non si arriva senza: fatica a Gerusalemme: bisogna «salire». La trasfigurazione si inserisce in una pausa del cammino, durante la quale Gesù si raccoglie alla presenza del Padre per scoprire, alla sua luce, ciò che è chiamato a diventare.

È sicuramente questo il motivo per cui Luca ha sottolineato, come in altre occasioni importanti, che la trasfigurazione di Gesù ebbe luogo «mentre pregava». Si può indovinare, almeno in parte, il contenuto di tale preghiera. Mentre i suoi tre compagni, presi dal sonno, come in seguito sul monte degli Ulivi, sembrano reagire soltanto al termine dell’episodio, Gesù parla con Mosè ed Elia «della sua dipartita (lett. esodo) che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme». Prima di affrontare con coraggio il cammino del calvario, Gesù vive un momento di pienezza, in cui la realtà del suo essere scelto da Dio gli appare con assoluta evidenza, immergendolo nel mistero di morte e di risurrezione che lo attende. Di qui la trasformazione del suo volto e la gloria che lo avvolge.

Anche a noi non basterà tutta la vita per diventare ciò che siamo, In questo lungo cammino, ci sarà di aiuto la preghiera. Contemplando il volto pasquale di Gesù, finiremo per scoprire, a poco a poco, il vero volto della nostra anima. A condizione di non rinnegare nelle tenebre ciò che avremo visto, un giorno, nella luce.

 

 

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