Gv 6,51-58; Dt 8,2-3.14b-16 (leggi 8,2-16); Sal 147; 1 Cor 10,16-17
La presenza di Dio in mezzo a noi ha assunto, nella storia, la forma visibile e tangibile di Gesù, immagine visibile del Dio invisibile, rivelatore del mistero del Padre. La sua incarnazione e nascita a Betlemme, da Maria vergine, al tempo di Cesare Augusto, è l’apice di una lunga serie di segni attraverso i quali il Dio vivente aveva fatto sentire la sua presenza (Patriarchi, Re, Profeti, Santi dell’Antico Testamento…). Dopo l’Ascensione che lo sottrae alla sensibile esperienza degli uomini, la presenza di Gesù cambia segno ma non realtà. Egli resta e si dona sotto il segno del pane spezzato e del vino, nei quali offre il suo Corpo in cibo e il suo Sangue in bevanda di salvezza e di vita (seconda lettura ed Evangelo).
Egli rimane con noi sino alla fine del mondo. Poiché Cristo è al centro e al vertice di tutta la storia della salvezza, l’Eucaristia, memoriale della sua passione-morte-risurrezione, è ricordo e celebrazione di tutta la storia della salvezza. Si tratta di una memoria che attraverso i segni del pane e del vino mangiati e condivisi dalla comunità, rende presente Cristo nella sua realtà e nel mistero che ci vengono comunicati.
Ma che cosa si deve intendere per «memoria»? Nella memoria si conserva il passato. Ogni evento umano si compie in modo transitorio: unico e irripetibile. Non lo possiamo trattenere né richiamare quando è passato. In questo sta il suo valore e anche il suo limite, la sua preziosità e la sua transitorietà, la sua bellezza e la sua impotenza. Possiamo richiamare il passato col ricordo. Per questo teniamo desta la sua memoria. Di talune opere e persone si dice che sono imperiture. Hanno valore storico. Affinché la loro memoria in noi non si spenga, ricordiamo queste opere o queste persone con un segno, un monumento, una stele.
Il sacrificio eucaristico è una forma di memoria sostanzialmente diversa dalle altre. Essa non è memoria psicologica nel senso di un ricordo, né semplicemente oggettiva nel senso del monumento. Non è una memoria puramente intenzionale, ma una memoria piena di realtà. L’Eucaristia è un’epifania sacramentale della Pasqua, e ciò si può conoscere soltanto per mezzo della fede. L’Eucaristia è, quindi, una memoria di fede. Per tutto questo per l’Eucaristia non si parla di memoria, ma di memoriale. La memoria abbiamo già detto è semplicemente il ricordo di un fatto passato. Il memoriale invece è…
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