Mc 1,40-45; Lv 13,1-2.45-46; Sal 31; 1 Cor 10,31-11,1
Quando Israele è diventato «saggio» ai propri occhi, ha creduto di poter stabilire sicuramente una volta per sempre e per ogni possibile situazione che cosa fosse la volontà di Dio, e il singolo uomo ha creduto di dover difendere la vita umana non più in un popolo, e dunque preoccupato contemporaneamente della vita dell’altro, ma da sé solo, allora il dialogo della vita si è isterilito in un soliloquio autosufficiente. La Legge non era più mezzo ma dominatrice sull’uomo. L’obbedienza non era più una ricerca, ma la minuziosità di un fare. Si arriva così all’aberrazione dell’uomo che si difende dal fratello radiandolo dalla cerchia dei suoi rapporti, in nome della legge di Dio…
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