Lectio divina DOMENICA «DEL CIECO NATO», IV di Quaresima A

Gv 9,1-41; 1 Sam 16,lb.4.6-7.10-13a (leggere 16,1-13); Salmo 22; Ef 5,8-14

 

«Battezzati, siamo illuminati, illuminati, siamo figli di Dio. Figli di Dio, riceviamo un dono perfetto; e ricevendo un dono perfetto, possediamo l’immortalità… Battezzati, liberati dai peccati la cui oscurità faceva ostacolo allo Spirito santo, abbiamo l’occhio dello spirito libero, trasparente, luminoso, capace di vedere Dio, dal momento che lo Spirito santo è stato effuso su di noi dall’alto del cielo. Penetrati da questo raggio eterno, possiamo vedere la luce eterna. Perché il simile ama il simile; ciò che è santo è amato dalla fonte di ogni santità che è essenzialmente luce. Voi infatti eravate tenebre, e ora siete luce nel Signore». (Clemente Alessandrino, Il pedagogo, 1,6)

 

Poco prima di ricorrere alle parabole, Gesù lodava il Padre per aver rivelato ai piccoli i misteri del regno, nascosti ai sapienti e agli intelligenti (cf Mt 11,25). Viene espresso così, in forma ancora più netta, quel rovesciamento di situazione riconoscibile nell’episodio della guarigione del cieco nato: Gesù è venuto perché i ciechi vedano e quelli che vedono diventino ciechi (Gv 9,39). Sotto lo sguardo del Cristo, luce del mondo, gli uomini prendono posizione per o contro di lui. Alcuni pretendono di vedere e di sapere. Ma sono attaccati alle loro vedute umane e misurano le opere del divino inviato col metro della loro angusta sapienza. Se rifiutano di credere in lui, non potranno che costatare, nella cecità del loro cuore: «Costui non sappiamo di dove sia!» (Gv 9,29).

Il cieco guarito, dal canto suo, sa una cosa soltanto:…

 

 

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