Matteo 18,21-35; Sir 27,30-28,7; Sal 102; Rm 14,7-9
Terminiamo oggi la lettura del quarto dei cinque grandi discorsi di Gesù nell’Evangelo secondo Matteo, detto anche discorso ecclesiale o comunitario, perché in esso sono raccolti insegnamenti riguardanti la vita dei discepoli nelle comunità, nelle chiese. Viene innanzitutto riferito il contesto dell’insegnamento di Gesù contenuto nella sua parabola. Avendo egli enunciato le esigenze della correzione fraterna e del perdono reciproco (cf. Mt 18,15-20), Pietro solleva una questione alla quale Gesù risponde subito in modo perentorio, ma poi rivela cosa accade nel regno dei cieli, quale comportamento l’azione di Dio ispira ai discepoli. Questa pagina è un insegnamento decisivo nella vita ecclesiale, e dobbiamo confessare che noi cristiani la leggiamo spesso e volentieri, ma poi non riusciamo a metterla in pratica quando siamo coinvolti in dinamiche analoghe. Il perdono delle offese e l’amore verso i nemici costituiscono una delle caratteristiche più vistose e più nuove della morale evangelica. Ma, come spesso capita, quanto più grande è l’esigenza, quanto più alta è la mèta indicata, tanto più meschina e povera appare la realizzazione nella vita pratica. Non si può ascoltare la liturgia della Parola di oggi senza pensare anche alla preghiera domenicale: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Pietro, che dal contatto con Gesù ha capito che le misure fino allora ritenute valide ora non servono più, abbozza una risposta:…
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