Lectio divina DOMENICA «DELLA PRIMA PREDICAZIONE DI GESU’», III del Tempo per l’Anno A

 Mt 4,12-23 (leggi 4,12-25); Is 8,23b-9,3; Sal 26; 1 Cor 1,10-13.17 (1,10-17)

 

Tutto inizia alle frontiere. La Galilea è la frontiera, geograficamente e teologicamente; la sua popolazione è estremamente eterogenea, quasi pagana; è considerata come la periferia della terra promessa, e i suoi abitanti sono ritenuti come i marginali del popolo di Dio. Ma è qui che Gesù inizia il suo ministero; egli viene a cancellare le frontiere e a confondere le nostre carte. La Chiesa sarà quello strano popolo che non vive a suo agio se non nella zona di frontiera: là dove incontra il mondo sino al punto di correre il rischio di confondersi con esso, ma per drizzarvi i segni della liberazione concreta degli uomini.

I testi odierni puntualizzano in modo evidente l’universalità della salvezza. «I popoli immersi nelle tenebre», la «Galilea delle genti», vedono sorgere su di loro la grande Luce. Terre occupate, terre avvilite, terre oggetto di maledizione finché restavano nemiche, o anche soltanto limitrofe del popolo eletto. Ora per la salvezza, per il messaggio di Cristo, i confini non esistono più, non vi sono più stranieri: tutti, Zàbulon, Nèftali, distretto dei gentili, diventano «popolo che Dio si è acquistato, sacerdozio regale, nazione santa» (1 Pt. 2,9); non solo: diventano via, luogo di passaggio, verso il mare, un al di là, sempre più avanti, superamento senza fine.

«Coloro che pensano poter ottenere, personalmente o senza intermediari, la piena e definitiva rivelazione di Cristo, non sono maturi per questa rivelazione: prendono per il Cristo i fantasmi della loro immaginazione. Dobbiamo cercare la pienezza di Cristo non nella nostra sfera individuale, ma nella sua sfera, quella di Cristo, che è universale, nella chiesa. Santificati nella chiesa, senza che i nostri peccati la maculino in quanto chiesa, dobbiamo accettare per essa di perdere la nostra anima: vale a dire di perdere l’isolamento del nostro io umano, per ritrovare la nostra anima dall’unione con Dio».(V. S. Solov’ëv, Lezioni sull’Umanità-Dio)

L’Evangelo di questa domenica dunque ci presenta una predicazione proclamata ai quattro venti, davanti a una folla vivace e interessata, il cui carattere composito favorirà la diffusione della buona notizia. L’annuncio avviene in una zona di frontiera, dove si mescolano persone di provenienze molto diverse: è una situazione ideale perché esso prenda il volo, sorretto dal vento dello Spirito.

Una pagina è stata girata, e si tratta di scrivere una pagina nuova. Il tempo della profezia si è concluso con l’arresto del Battista: bisognava che egli diminuisse perché l’Altro crescesse. Le porte della prigione si sono rinchiuse sulla grande voce del precursore, e Gesù ha quasi sempre taciuto fino a questo momento. Ora è tempo che…

 

 

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