Mt 10,37-42 (10,34-42); 2 Re 4,8-11.14-16a (4,8-17); Sal 88; Rm 6,3-4.8-11 (6,1-11)
Nell’Evangelo di questa domenica possiamo individuare due temi importanti:
- le condizioni del seguire Gesù: distacco, Croce, disponibilità totale (prima parte dell’Evangelo);
- il tema dell’accoglienza e dell’ospitalità (seconda parte dell’Evangelo).
Ogni adesione a Cristo è un’avventura segnata dalla Croce: è necessario un distacco radicale «per causa sua», ma, con lui, si ritrova tutto.
Per il discepolo, l’attaccamento a Gesù è una passione esclusiva, unica: quella a cui Dio solo ha diritto. Essa conduce a spezzare ogni legame che impedisca di lasciare tutto per seguire il Cristo, a partire da ciò che si ha di più caro: i rapporti familiari. L’affetto di un padre, la tenerezza di una madre, la dolce amicizia tra fratelli e sorelle, tutto questo, pur essendo molto buono e legittimo, non può essere preferito al Cristo. Non perché egli ci voglia senza cuore, duri come pietre, ma perché la condizione del discepolo esige un rapporto prioritario col maestro. «Figlio mio, dammi il tuo cuore», dice il saggio (Pr 23,26). Si potrebbe parafrasare il libro della Genesi: «Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà al Cristo e i due saranno una sola cosa» (Gen 2,24). Paolo non dice forse che questo mistero riguarda il Cristo e la Chiesa? (Ef 5,32). D’altra parte, a chi si dà totalmente a lui, Gesù dona un amore capace di stabilire rapporti nuovi con tutti, compresi i più vicini. Poiché prolunga la presenza e l’azione dell’inviato messianico, il missionario può contare su un’accoglienza favorevole. Per quanto umile e insignificante possa essere la sua persona agli occhi degli uomini, egli…
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