Letture patristiche DOMENICA «DEI SERVI INUTILI», XXVII del Tempo per l’Anno C

 Luca 17,5-1; Abacuc 1,2-3; 2,2-4; Salmo 94; 2 Timoteo 1,6-8.13-14

 

  1. Avere la stessa fede è grande grazia

Gli apostoli avevano ben compreso che tutto ciò che riguarda la salvezza viene da Dio come un dono, perciò domandarono al Signore anche la fede: “Signore, aumenta la nostra fede” (Lc 17,5). Non si aspettavano questa virtù dal loro libero arbitrio; credevano, invece, di poterla ricevere esclusivamente dalla magnificenza di Dio. Inoltre, lo stesso autore della nostra salvezza insegna a riconoscere quanto sia fragile, malata e non bastevole a se stessa la nostra fede, senza l’aiuto divino: “Simone, Simone, ecco Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno” (Lc 22,31-32). Un altro, sentendo in sé la propria fede come sospinta dai flutti dell’incredulità verso sicuro naufragio, si rivolse al Signore, dicendo: “Signore, aiuta la mia incredulità” (Mc 9,23).

Gli apostoli e gli altri uomini che figurano nel Vangelo avevano capito che nessun bene si compie in noi senza il divino aiuto; erano persino convinti di non poter conservare la fede, affidandosi alle sole forze della ragione, o alla libertà dell’arbitrio, da chiedere che questa fede venisse posta e conservata in loro. Se la fede di Pietro, infatti, aveva bisogno di Dio per non venir meno, chi sarà cosi presuntuoso e cieco da credere di poterla serbare senza quell’aiuto? Non è forse il Signore stesso a dichiarare la nostra insufficienza quando afferma:…

            (Giovanni Cassiano, Collationes, 3, 16-19)

 

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