Letture patristiche DOMENICA «DEL DISCORSO DELLA PIANURA», VI del Tempo per l’Anno C

Luca 6,17.20-26; Ger 17,5-8; Sal 1; 1 Cor 15,12.16-20;

 

 

  1. I «guai a voi» di Luca

Guai a voi ricchi, perché avete già la vostra consolazione” (Lc 6,24). In che cosa consista questo “guai a voi ricchi» lo si capisce meglio dove si dice che il regno dei cieli è dei poveri. Da questo regno infatti si separeranno coloro che mettono ogni loro piacere in questo mondo e udranno la sentenza del giusto giudice: «Rammentate, figli, che avete avuto dei beni nella vostra vita» (Lc 16,25). Dove però è da notare che l`incriminazione non è posta tanto sulla ricchezza quanto sull`amore della ricchezza. Infatti, non tutti quelli che hanno ricchezze, ma, come dice il Qoèlet: «Chi ama le ricchezze non ne avrà vantaggio» (Qo 5,9), perché colui che non sa staccare l`animo dai beni temporali e non sa farne parte ai poveri, per il momento, sí, gode del loro uso, ma resterà privo per sempre del frutto che avrebbe potuto acquistare, se li avesse donati. E leggiamo anche altrove: «Beato il ricco che è stato trovato senza macchia, che non è corso appresso all`oro e non ha riposto le sue speranze nel danaro e nel tesoro» (Sir 31,8).

«Guai a voi che siete sazi, perché avrete fame» (Lc 6,25).

Era sazio quel ricco, vestito di porpora, che faceva ogni giorno splendidi banchetti, ma stava certo poi in un gran guaio, quando, affamato, dovette chiedere che dal dito del disprezzato Lazzaro gli cadesse una goccia sulla bocca. D`altra parte, se son beati quelli che hanno sempre fame delle opere di giustizia bisogna pur che siano infelici coloro che, al contrario, seguendo i loro desideri, non sentono nessuna fame di veri e solidi beni e si reputano abbastanza felici, se per il momento non son privi del loro piacere.

«Guai a voi che ridete, perché sarete tristi e piangerete» (Lc 6,25). E Salomone dice: «Il riso sarà mescolato al dolore e la gioia finirà in lutto» (Pr 14,13). E ancora: «Il cuore dei sapienti è quello dov`è tristezza e il cuore degli stolti è quello dov`è letizia» (Qo 7,5); e questo vuole insegnare che la stoltezza dev`essere attribuita a quelli che ridono e la prudenza a quelli che piangono.

«Guai a voi, quando tutti gli uomini diranno bene di voi» (Lc 6,26). È ciò che il Salmista deplora, «poiché il peccatore è lodato per i suoi desideri e il malvagio è benedetto» (Sal 9,24). A costui non dà nessuna pena che i suoi delitti non siano ripresi e che egli ne sia lodato, come se avesse fatto bene.

«I padri di questa gente hanno trattato allo stesso modo i profeti» (Lc 6,26). Ma qui intende gli pseudoprofeti, i quali nella Sacra Scrittura son chiamati anche profeti, perché, per accaparrarsi il favore del popolo, si sforzavano di predire cose future. Perciò dice Ezechiele: «Guai ai profeti stolti che vanno dietro alla loro fantasia e non vedono niente; i tuoi profeti, Israele, erano come volpi nel deserto» (Ez 13,3). Perciò il Signore sulla montagna descrive soltanto le Beatitudini dei buoni, invece nella campagna annunzia anche le sventure dei malvagi; perché la gente più rude per essere spinta al bene ha bisogno di minacce e terrore, i perfetti invece basta invitarli con la prospettiva d`un premio.

(Beda il Vener., In Luc., 2, 24 ss.)