Letture patristiche Domenica «della giustizia nuova», VI del Tempo Ordinario A

Mt 5,17-37; Sir 15,15-20; Sal 118,1-2.4-5.17-18.33.34; 1 Cor 2,6-10

 

 

Evagrio ha detto: “È cosa estranea ai monaci adirarsi, come pure rattristare qualcuno“; e ancora: “Se uno ha vinto l`ira, costui ha vinto i demoni; se invece è sconfitto da questa passione, del tutto estraneo alla vita monastica“, con quel che segue. Che dobbiamo dunque dire di noi stessi, che non ci fermiamo neppure alla collera e all`ira, ma che talvolta ci spingiamo fino al rancore? Che altro, se non piangere questa nostra miserabile e disumana condizione? Vegliamo dunque, fratelli, e veniamo in aiuto a noi stessi, dopo Dio, per esser liberati dall`amarezza di questa rovinosa passione. Talora uno fa una “metania” al proprio fratello perché tra i due, evidentemente, c`è stato turbamento o attrito, ma anche dopo la “metania” rimane rattristato e con pensieri contro di lui. No, egli non deve considerarli di poca importanza, ma deve tagliarli via al più presto. Si tratta di rancore, e c`è bisogno di…

(Doroteo di Gaza, Instruct. 8, 89-91)

 

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