Letture patristiche Domenica «della seconda predizione della passione e resurrezione», XXV del Tempo per l’Anno B

Marco 9,30-37; Sapienza 2,12.17-20; Salmo 53; Giacomo 3,16-4,3

 

  1. «Imparate da me che sono mite»

Partiti di là, si aggiravano per la Galilea, e non voleva che alcuno lo sapesse. Ammaestrava frattanto i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell`uomo sarà consegnato nelle mani degli uomini, e lo uccideranno, ma, ucciso, dopo tre giorni risorgerà»” (Mc 9,30-31).

«Il Signore unisce sempre alle cose liete le tristi, affinché, quando queste giungeranno, non atterriscano gli apostoli, ma siano accolte da anime pronte. Così li rattrista dicendo che dovrà essere ucciso, ma li fa lieti col dire che nel terzo giorno risorgerà» (Girolamo).

Essi però non comprendevano quel discorso e temevano di interrogarlo” (Mc 9,32).

Questa ignoranza dei discepoli non nasce tanto dalla limitatezza del loro intelletto, quanto dall`amore che essi nutrivano per il Salvatore, questi uomini ancora carnali e ignari del mistero della croce, non avevano la forza di accettare che colui che essi avevano riconosciuto essere vero Dio tra poco sarebbe morto. Ed essendo abituati a sentirlo parlare per parabole…

(Beda il Venerabile, In Evang. Marc., 3, 9, 28-37)

 

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