DOMENICA «DEL CIECO DI GERICO» XXX del Tempo Ordinario B

Marco 10,46-52; Geremia 31,7-9 (leggere 31,1-14); Salmo 125; Ebrei 5,1-6

 

Nel riferire l’episodio della guarigione di Bartimeo, Marco pensa sicuramente, al di là dei Dodici, alla comunità cristiana del suo tempo, chiamata a seguire Gesù sulla via della passione, ma tanto lenta a intraprendere con coraggio questo cammino. Paradossalmente l’uomo cieco, che siede sul bordo della strada a mendicare, riesce a percepire molto meglio della folla chi è Gesù. Esprimendo la sua convinzione con ripetute grida, Bartimeo balza in piedi e lascia ogni sostegno per precipitarsi con fede verso colui che lo chiama e che sta per guarirlo. È il miracolo della chiaroveggenza della fede, che non solo salva, ma mette in moto il dinamismo della conversione. Immagine del vero discepolo e di tutta la comunità dei credenti, il cieco guarito si pone immediatamente a seguire Gesù lungo la strada. Simbolo di «coloro che stavano nelle tenebre e nell’ombra della morte» (Lc 1,79), Bartimeo diventa così il modello di tutti quelli che desiderano uscire dalla propria cecità per potersi mettere in cammino.

Vedere l’amore che viene sotto il segno della croce. Vedere la dolcezza delle mani di Dio che raccolgono tante lacrime e tante morti incomprensibili. Vedere il volto del figlio di Dio levarsi, come un sole di giustizia, sull’orizzonte dei poveri. Vedere la risurrezione già operante in tanti impulsi di rinnovamento, nella Chiesa e nel mondo. Con l’aiuto del figlio di Davide, potremo entrare anche noi nel numero degli uomini che credono, che invocano, che vedono!

 

 

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