Luca 6,17.20-26; Ger 17,5-8; Sal 1; 1 Cor 15,12.16-20
«Siate felici…». La nostra società dei consumi pretende di assicurare la felicità, ma è facile rendersi conto che non ne è capace. Eppure il nostro cuore si lascia irretire dalle cose, come un gatto che gioca con un gomitolo di lana e finisce per trovarsi preso in un groviglio che non riesce più a districare. Ben diversa è la prospettiva delle beatitudini. Ai poveri, agli affamati, a quelli che piangono, ai perseguitati, Gesù dice: «Beati voi! E non lasciatevi scoraggiare!». Ai ricchi, ai potenti, ai furbi, a quelli che sono sazi, Gesù invece dichiara: «Fate attenzione a voi stessi state sbagliando tutto!».
Dio ha deciso di salvare gratuitamente i poveri, ma la grazia contrariamente a quanto si pensa, non è gratuita: ciascuno deve fin d’ora pagarne il prezzo. Quanto alla felicità, potremmo dire che è come un ospite: bisogna accoglierla bene, altrimenti non torna più. La felicità esiste. Fin da oggi ci attende la beatitudine del regno, presente e futura nello stesso tempo, che già raggiunge gli uomini nella persona di Gesù Cristo, il povero, il perseguitato per eccellenza, che ha sposato, con la povertà, la causa di tutti gli infelici del mondo.
La Chiesa non può stare…
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