DOMENICA “DEL SEGNO DEL TEMPIO”, III di Quaresima B

Gv 2,13-25; Es 20,1-17; Sal 18; 1 Cor 1,22-25

 

 

La Scrittura dice che Dio aveva scelto un popolo, non perché dominasse, ma perché fosse uno strumento, nelle sue mani, per realizzare il suo disegno di salvezza, verso tutte le genti. Ma poiché il Signore lo incaricava di essere il suo missionario in mezzo al mondo e gli dava segni e garanzie della sua presenza, il popolo si inorgoglì, e fece se stesso centro dell’universo, pensando che tutti i popoli dovessero riconoscere lui come sovrano. Per un po’ di tempo non è stato raro per il cristiano essere vittima del complesso di inferiorità; un insieme di comandamenti, di precetti, di divieti vari, gli impedivano di essere come gli altri: il cristiano non può divorziare, non può vedere film esclusi, non può ingoiare pillole, ecc. Oggi, ai nostri giorni, spesso accade il contrario: il cristiano si crede al centro dell’universo relegando Dio allo scontato, da migliorare con le nostre idee perché indietro rispetto al nostro tempo, dunque gettato dietro, alle nostre spalle. Che cosa c’è di vero e di falso in questo modo di pensare? È il fatto giuridico di essere un battezzato, che crea l’obbligo morale? Oppure è davvero la fede in Cristo, che aiuta a scoprire le esigenze profonde dell’uomo?

Le letture quaresimali riprendono i grandi temi dell’iniziazione cristiana: il battesimo, la fede, la carità, la vita nuova, ecc. usando immagini, come l’acqua, la luce, le guarigioni, le risurrezioni… Il tutto per aiutarci ad approfondire questa realtà nuova che la risurrezione di Cristo ha operato in noi. Oggi, appunto, le tre letture, parlano della morale nuova che questa «trasformazione» comporta. Il primo brano, tratto dal libro dell’Esodo, presenta…

 

 

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