Lectio divina DOMENICA «DELLA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE», II di Quaresima B

Mc 9,2-10; Gen 22,l-2.9a.l0-13.15-18 (leggi 22,1-18); Sal 115; Rm 8,31b-34

 

Il tema, l’insegnamento centrale di questa II Domenica di quaresima è l’amore di Dio. Nei primi due brani, viene messa in luce la grandezza e la profondità di questo amore: il Padre (rappresentato da Abramo) ci ama fino a donare il suo Figlio per noi. Nell’antico Testamento, questo avveniva in immagine: ora è divenuto realtà. Ma, nel contempo, viene messa in luce la diversità dell’amore di Dio: egli ama il Figlio, eppure lo sacrifica; ama il suo popolo e permette tante difficoltà. Così si passa dal tema dell’amore di Dio, a quello della fede, fede pura, che consiste nell’accettare Dio, anche quando è diverso da come lo vorremmo. Sotto questa visuale, occorre leggere l’episodio della trasfigurazione.

I discepoli hanno capito che Gesù è il Messia; in lui si realizza la salvezza. Ma non riescono a comprendere, ora, che egli annunci la sua passione e morte: non vedono come l’amore di Dio possa nascondersi dietro la croce. Questo è, infatti, il significato della trasfigurazione: ai tre apostoli, che dovranno essere testimoni di un’altra trasfigurazione (l’agonia del Getsemani) e per prepararli a capire nel giusto senso i dolori e le umiliazioni della passione, Dio concede d’intravvedere per un istante la gloria del Figlio, al di là delle apparenze che sembrerebbero contraddirla.

Anche s. Paolo, nella seconda lettura, afferma la certezza dell’amore di Dio, la sua fedeltà, adducendo come prova il fatto che egli ci ha donato quanto aveva di più caro: il suo stesso Figlio. Nessuna difficoltà, nessun dubbio, nessuna prova, possono separarci dall’amore che Dio ha per noi. Perciò…

 

 

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