Letture patristiche Domenica «DELLA PARABOLA DEI TALENTI»,XXXIII del Tempo Ordinario A

Mt 25,14-30; Pr 31,10-13.19-20.30-31 (leggi 31,10-31); Sal 127; 1 Ts 5,1-6

 

OMELIA IX tenuta al popolo, nella basilica di San Silvestro, nel giorno della sua nascita al cielo

 

 

 

 

Quelli che hanno ricevuto doni speciali da Dio, usino un particolare impegno nel corrispondervi.

La lettura del santo Evangelo, fratelli carissimi, ci porta ad una seria riflessione, affinché noi, che risultiamo – rispetto a tutti gli altri – destinatari di doni particolari in questo mondo da parte dell’Autore dell’universo, non siamo sottoposti a un più severo giudizio. Quando infatti aumentano i doni, crescono anche i motivi per renderne conto. Ricevuto il dono, ognuno deve, quindi, essere ancor più umile e pronto a mostrare riconoscenza, nella convinzione che più severi, per lui, diventano gli obblighi nel momento del rendiconto. L’uomo di cui dice la parabola, dovendo portarsi lontano, chiama i servi e divide fra loro i talenti da trafficare. Dopo molto tempo ritorna, li chiama per sentire del loro operato, premia chi si è impegnato per conseguire del guadagno e castiga il servo che si era ritirato da ogni fruttuosa attività. Chi è dunque quest’uomo che si porta lontano, se non il nostro Redentore che sta nei cieli con l’umanità da Lui assunta?

È infatti la terra il luogo tipico della condizione umana, e questa è condotta come alla meta di un lungo pellegrinaggio quando dal nostro Redentore viene collocata nei cieli. L’uomo della parabola, che in procinto di allontanarsi affida i suoi beni ai servi, rappresenta il Signore che elargisce doni spirituali ai fedeli. A uno vengono affidati cinque talenti, a un altro due, al terzo uno. Sono cinque infatti i sensi del corpo, e cioè: vista, udito, gusto, odorato e tatto. Con i cinque talenti è simboleggiato…

(Dalle «Omelie sui Vangeli» di San Gregorio Magno, papa)

 

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