Letture patristiche DOMENICA «DELLA PRIMA PREDICAZIONE A NAZARET», III del Tempo per l’Anno C

Luca 1,1-4; 4,14-21; Neemia 8,2-4a.5-6.8.10; Salmo 18; 1 Corinti 12,12-31

 

 

  1. La trasmissione della Parola

 

Un tempo, presso il popolo giudeo, molti pretendevano di avere il dono della profezia, ma alcuni erano dei falsi profeti – ricordiamo tra essi Anania, figlio di Azor (cf. Ger 28ì – mentre altri invece erano profeti autentici (il popolo aveva un carisma particolare per distinguere gli spiriti, in base al quale, con una perizia degna di «cambiavalute molto esperti», ne accoglieva alcuni e respingeva gli altri). Così, anche ai tempi del Nuovo Testamento, molti hanno tentato di scrivere vangeli; ma non tutti sono stati accolti. E affinché sappiate che non sono stati scritti soltanto quattro Evangeli ma un numero maggiore e che da essi sono stati scelti quelli che noi possediamo e che vengono tramandati alle Chiese, ascoltiamo quanto lo stesso Prologo di Luca, qui riportato, ci dice: «Perché molti hanno tentato di comporre una narrazione» (Lc 1,1). Queste parole «hanno tentato» contengono implicitamente un`accusa contro coloro i quali, senza la grazia dello Spirito Santo, si sono gettati nella redazione dei Vangeli. Non v`è dubbio che Matteo, Marco, Giovanni e Luca non hanno affatto «tentato» di scrivere, ma, ricolmi di Spirito Santo, hanno scritto i Vangeli.

«Molti hanno tentato di comporre una narrazione di questi avvenimenti che sono a noi perfettamente noti» (Lc 1,1). La Chiesa possiede quattro Vangeli, gli eretici moltissimi…

Luca rivela i suoi sentimenti dicendo: «Ci sono state molto chiaramente manifestate». È infatti con la certezza della fede e della ragione che egli aveva conosciuto gli avvenimenti; e non aveva il benché minimo dubbio su un fatto, se fosse accaduto in un certo modo anziché in un altro.

Questo succede a coloro che hanno creduto con la massima fedeltà, e hanno raggiunto ciò che il Profeta chiede con insistenza e possono dire: «Confermami nelle tue parole» (Sal 119,29); ecco perché l`Apostolo, di quelli che erano saldi e forti, dice: «Affinché siate radicati e fondati nella fede» (Ef 3,17; Col 2,7; 1,23). Infatti, per chi è radicato e fondato nella fede, la tempesta può sollevarsi, i venti possono soffiare, la pioggia può cadere a rovesci, ma egli non sarà scosso, né vacillerà, perché l`edificio è stato fondato «sulla pietra» (cf. Mt 7,24-28), cioè su una solida base.

E non pensiamo che venga concessa a questi occhi del corpo la fermezza della fede, che è dono della mente e della ragione. Lasciamo che gl`infedeli credano a motivo dei miracoli e dei prodigi che l`occhio umano può vedere; il fedele saggio e prudente segua la ragione e il verbo, e distingua così la verità dall`errore…

(Origene, In Luc., 1)