Letture patristiche DOMENICA «DELLE NOZZE DI CANA», II del Tempo per l’Anno C

Giovanni 2,1-12; Isaia 62,1-5; Salmo 95; 1 Cor 12,4-11

 

DISCORSO 123

DALLE PAROLE DEL VANGELO DI GIOVANNI (2, 1-11):
“FU INVITATO ALLE NOZZE ANCHE GESÙ CON I SUOI DISCEPOLI”, ECC.

di Sant’Agostino, Vescovo (PL 38, 684-686)

 

 

 

L’umiltà di Cristo rimedio alla nostra superbia.

1. Avete imparato a conoscere, fratelli, perché credenti in Cristo avete infatti appreso e, mediante il nostro ministero, anche noi vi abbiamo assiduamente inculcato, che rimedio alla superbia dell’uomo è l’umiltà di Cristo. L’uomo non si sarebbe infatti perduto se non si fosse gonfiato di superbia. Poiché, come dice la Scrittura: Principio di ogni peccato la superbia1. Contro il principio del peccato fu necessario il principio della giustizia. Se la superbia fu principio di ogni peccato, allora da che sarebbe venuto il rimedio al gonfiore della superbia, se Dio non si fosse degnato di farsi umile? Si vergogni l’uomo di essere superbo, poiché Dio si è umiliato. Ad esempio, quando infatti si parla ad un uomo per indurlo ad un sentire umile di sé, reagisce sdegnato; è pure opera della superbia che gli uomini siano decisi a vendicarsi, se offesi. Mentre rifuggono dall’essere umiliati, si vogliono vendicare, quasi che il male altrui possa tornare a profitto di alcuno. Chi ha subito un torto ed è stato ferito da un’ingiuria, è deciso a vendicarsi; dall’altrui danno vuole ricavare di che essere soddisfatto, ma si procura un grande tormento. Perciò Cristo Signore in ogni circostanza si degnò di essere umiliato, mostrandoci la via, se pure è vero che ci degniamo di percorrerla.

Perché Cristo, avendo fame, non mutò la pietra in pane, così come alle nozze mutò l’acqua in vino.

2. Ecco che, tra l’altro, il Figlio della Vergine si recò alle nozze: egli istituì le nozze quando era presso il Padre. A quel modo che la prima donna, per la quale entrò il peccato, fu formata dall’uomo senza la donna, così l’uomo, per il quale fu cancellato il peccato, fu formato dalla donna senza l’uomo. A causa di quello precipitammo, in grazia di questo ci eleviamo. E proprio in quelle nozze che cosa creò? Vino dall’acqua. C’è un potere più grande? Chi aveva il potere di compiere tali opere, si abbassò fino al bisogno. Chi dell’acqua fece vino, ebbe il potere di mutare in pane le pietre. Riguardava la medesima potenza: ma allora fu il diavolo a proporre, perciò Cristo se ne astenne. Sapete di certo che quando Cristo Signore fu tentato, questo glielo insinuò il diavolo. Ebbe fame, infatti, perché si abbassò fino a questo punto, perché anche questo servì all’umiltà. Ebbe fame il Pane, come pure fu allo stremo delle forze la Via, come pure fu ferita la Salute, come pure si spense la Vita. Avendo fame, come sapete, gli disse il tentatore: Se sei Figlio di Dio, comanda a queste pietre che diventino pani. E rispose al tentatore insegnando a te a rispondere al tentatore. Il Comandante in capo entra in battaglia infatti a questo scopo: perché i soldati apprendano. Che rispose? Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola di Dio. E delle pietre non fece pani egli che indubbiamente ebbe il potere di farlo, così come da acqua vino…