Letture patristiche DOMENICA « DELL’OBOLO DELLA VEDOVA », XXXII del Tempo per l’Anno B

Marco 12,38-44; 1 Re 17,10-16; Salmo 145; Ebrei 9,24-28

 

  1. Investire i talenti ricevuti nella banca del Signore

L`apostolo Paolo grida: “Non abbiamo portato nulla venendo in questo mondo, neanche lo possiamo portar via” (1Tm 6,7) e anche: “Che cosa hai, che tu non abbia ricevuto?” (1Cor 4,7). Perciò, carissimi, non siamo avari del nostro, ma diamo a interesse ciò che ci è stato affidato. Abbiamo ricevuto dei beni, da usare come temporale merce di scambio, non come possesso eterno di cosa privata. Se li riconoscerai come temporaneamente tuoi sulla terra, potrai fartene una ricchezza eterna nei cieli. Se ti ricorderai di quei tali che ricevettero dei talenti dal Signore e che cosa il padre di famiglia diede loro in compenso, capirai quanto sia meglio mettere il danaro alla banca del Signore, perché si moltiplichi; capirai con quanta sterilità di fede, con quanta perdita per il servo inutile, fu conservato quel talento, che fruttò solo un aumento di pena a chi l`aveva nascosto.

Sbrigati, dunque, per meritar di sentir le parole: “Via, servo buono, entra nel gaudio del tuo signore” (Mt 25,21), piuttosto che le altre: “Servo malvagio e pigro ti giudico dalle tue parole” (Lc 19,21); il servo pigro fu gettato in carcere, il suo talento fu dato a chi era già ricco per la moltiplicazione dei suoi crediti, e il Signore sentenziò: “A colui che ha sarà dato, a chi non ha, sarà tolto anche ciò che ha” (Mt 25,29). Ricordiamoci anche di quella vedova che…

(Paolino di Nola, Epist., 34, 2-1)